Saper dire di No
Dire No con dolcezza, si può.
“No! Non andare”,
“No! Non toccare!”,
“No! Aspettami”.
Spesso, quando dobbiamo fermare un bambino, lo facciamo in modo secco, scorbutico, scortese e a volte anche gridando o assumendo espressioni del viso poco piacevoli. Probabilmente per mostrarci più forti e convinti.
Se ci rivolgessimo ad un coetaneo adulto, lo faremmo con la stessa severità? O, se ci trovassimo in una situazione in cui un coetaneo, magari per sbaglio, ha portato via il nostro carrello mentre eravamo in coda in cassa, diremmo: “no, mi scusi questo è il mio carrello, l’ho appena preso”. Non reagiremmo certo con un: “No! Lasci il carrello subito!”
Ciò dimostra che siamo in grado di dire no dolcemente, con calma. Per chiunque è più semplice reagire ad un comando con fermezza, calma e rispetto. Perché con i bambini dovrebbe essere diverso?
Un valido esercizio che come caregiver ed educatori possiamo fare, per cercare di essere meno irruenti quando si dice un “no!”, è quello di non usare più la parola “no” per indicare il giusto modo di agire al bambino.
Proviamo a trasformare dei comandi a misura di bambino
“Non aprire tanto il rubinetto, allaghi tutto!” può diventare: “Apri poco il rubinetto: riuscirai a controllare meglio l’acqua che esce”.
“Non toccare il fuoco” potrebbe diventare: “allontana la mano che potresti sporcarti”.
“Non lanciare” diventa: “Appoggia piano!”.
“Non mangiare con le mani!” diventa: “Usa la forchetta per imboccarti!”.
In questo modo, il comando sarà più significativo perché il “NO!” si arricchisce del suggerimento per fare bene l’azione. Inoltre, potrà essere per il bambino un intervento costruttivo e non costrittivo.
Il bambino potrà sperimentare il modo giusto di fare quell’azione, anziché sapere solamente di non doverla compiere. Tale atteggiamento lo renderà più rapidamente padrone di buone ed efficaci pratiche. Senza il “giusto” suggerimento, magari con un no si fermerà, ma non avrà imparato che cosa avrebbe dovuto fare ed alla prossima occasione, è molto probabile che sbaglierà di nuovo.
Non dovremmo mai dimenticare che dire “no” non significa sgridare, ma dare un consiglio, un orientamento al nostro bambino.
Accettereste volentieri un consiglio da qualcuno con una faccia ed un tono di voce di una persona arrabbiata?
Credo proprio di no.
Impariamo a pensare al no proprio come un consiglio, per fare meglio, e comunichiamolo di conseguenza.
Avviciniamoci al nostro bambino: ciò renderà più semplice abbassare il tono della voce ed essere, quindi, più gentili.
A volte è necessario dire un “no”.
Ma si può dire “no” sorridendo, si può dire “no” abbracciando, si può dire “no” tenendogli la mano o sussurrando.
Tutto questo renderà il bambino maggiormente predisposto ad ascoltarci ed il messaggio sarà più significativo.
Urlare ed arrabbiarsi mentre si sta offendendo un insegnamento al bambino (come è il dire “no!”) è controproducente perché è molto difficile, se non impossibile, apprendere in un clima ostile.
L’obiettivo del genitore e di chi si prende cura del nostro bambino è quello di creare un clima empatico e che gli faciliti la possibilità di apprendere. I nostri bambini si mostreranno certamente più predisposti ad ascoltarci e a capirci.